unrest redux

UNREST REDUX

[Allestimento mostra]
Mostra personale Giacomo Vanetti
Allestimento Daniele Di Luca
17/03/2017 : 02/04/2017
Palermo

Dimora OZ ospita la mostra personale di Giacomo Vanetti 'UNREST REDUX', tre opere composte da tre scatti in installazioni per , allestimento Daniele Di Luca. La fotografia di Giacomo Vanetti è perturbante. Familiare ed estranea allo stesso tempo. Lontano da qualsiasi eroismo e quasi annoiato dal quotidiano, l'artista dà forma alle proprie visioni e traduce nel processo creativo i propri processi mentali, negando di fatto la possibilità di una conoscenza razionale della realtà. 

opere esposte

  • UNTILED 02: video digitale manipolato, interattivo con sonorizzazione binaurale (audio by Mr Henry), 5 min. loop. 2016.
  • DEATH OF A PARTY: light box 50x60 cm. 5 stampe da negativo B/N solarizzate, luce simildiscoteca. Visore 3D analogico con stampa su pellicola litografica, 2015.
  • TWO RIGHTS MAKE ONE WRONG: negativi B/N sovrapposti e proiettati su lastra di alluminio, 2016.
  • A LIGHT SO DIM: Stampa digitale da originale Polaroid da video, televisore, 2013.

GIACOMO VANETTI/UNREST REDUX, di Jessica F. Silvani

La fotografia di Giacomo Vanetti è perturbante. Familiare ed estranea allo stesso tempo. Lontano da qualsiasi eroismo e quasi annoiato dal quotidiano, l’artista dà forma alle proprie visioni e traduce nel processo creativo i propri processi mentali, negando di fatto la possibilità di una conoscenza razionale della realtà.

A partire dalla scelta dei supporti e poi nel lavoro in camera oscura l'arte riacquista la propria dimensione di gioco anche formale, con regole e limiti costitutivi. Alcuni caratteri stabili e ricorrenti come la monocromia del bianco e nero, il nudo, il femminile, sono la materia attraverso cui l’artista sperimenta e indaga le continue possibilità di errore, integrando nella propria ricerca le distorsioni, le falsificazioni e le interferenze a cui egli stesso si sente esposto, come uomo e artista. Non si cercano soluzioni, non vi sono risposte. Interessato a ricercare quella diversità che costituisca un’alternativa, Vanetti sperimenta forme espressive basate su una qualche deviazione dal linguaggio (fotografico) comune: quell’ossimoro, ipallage, paronomasia o altro in grado di trasmettere l’indecifrabile complessità del sentire umano.

L’apparente casualità nelle operazioni e nelle scelte è saldamente guidata dall’istinto e la continua ricerca del sublime porta Giacomo Vanetti a cogliere un attimo irripetibile lungo un processo instabile, destinato a calare. Un processo in cui a ogni passaggio si acquista o perde significato, un telefono senza fili in cui l’oggetto iniziale viene distorto e trasfigurato da passaggi in successione, spazio potenziale e luogo di transizione, tra irreale e realtà, attraverso cui temperare i propri desideri irrisolti, quell’universale sentimento di castrazione che affligge l’uomo contemporaneo.

Giacomo Vanetti si pone in dialogo con quegli agenti esterni, talvolta ricercati, talvolta imprevedibili, che inevitabilmente si interpongono tra il significante e il significato. Quel continuo brusio di fondo che noi tutti avvertiamo.